Giovedì, 31 Gennaio 2008 03:24

Cattolici "dichiarati", etica e gestione del potere

Scritto da  Gerardo

Pubblichiamo qui di seguito un intervento finora inedito sulla gestione del potere dei Mastella, cattolici dichiarati, alla luce dell'etica pubblica.




I MASTELLA: BENEFATTORI O PECCATORI NEI CONFRONTI DELL’ETICA PUBBLICA?

Di Domenico Pizzuti


Tra i commenti alla notizia dell’ordinanza di custodia cautelare domiciliare a Sandra Lonardo, presidente del consiglio regionale della Campania, scorrono sul video del Tg serale quelli di parenti e paesani di Ceppaloni secondo i quali i Mastella hanno sempre fatto del bene a tutti i compaesani (favori al posto di diritti?). A questo coro si unisce anche un sacerdote africano della locale parrocchia, mentre sullo sfondo si staglia una vetrata istoriata della chiesa a firma del donatore la famiglia Mastella. E, oltre i serrati i ranghi del partito dell’UDEUR intorno al leader incriminato, non mancano manifestazioni locali di solidarietà da parte di componenti della popolazione. Benefattori o perseguitati? Questa tesi viene sostenuta dalla stessa Lady Mastella, secondo la quale la sua famiglia sarebbe oggetto di ostilità e persecuzione perché cattolici dichiarati. Benefattori o peccatori, se la Magistratura ha iscritto nel registro degli indagati Clemente Mastella e Sandra Lonardo con diverse ipotesi di reato da comprovare e presunzione di innocenza fino a sentenza passata in giudicato?
Non può passare sotto silenzio questa dichiarata appartenenza cattolica con la difesa di valori familiari secondo le direttive della chiesa italiana e comportamenti sul piano della gestione della rappresentanza politica che, quando non configurano reati, sono almeno “peccati veniali”, secondo diversi commentatori, visto l’andazzo generale a sinistra e a destra. Familismo clientelare? Familismo politico amorale o non-etico? Religiosità meridionale familiare ma amorale sul piano pubblico? Su questa frattura tra appartenenza cattolica ufficiale se non tradizionale e comportamenti sul piano pubblico che seguono altre norme da quella della morale e di un’etica pubblica bisogna concentrare l’attenzione e la discussione senza condanne preconcette dei singoli per un risanamento del tessuto sociale. E certo l’intervento della Magistratura, tardivo o meno, ha almeno il merito di insinuare qualche dubbio sulla liceità di comportamenti diffusi di distribuzione di incarichi in enti pubblici in virtù di affiliazioni parentali e di appartenenza partitica e quindi di pressioni politiche al di là delle normali procedure previste dalle norme. Anche se da taluni rappresentanti politici tali pressioni apertamente vengono dichiarate non essere reato penale e quindi cosa normale il clientelismo praticato.
Peccati veniali, perché così fan tutti? Ma quali sono le ricadute ed i costi economici e sociali se non viene premiato il merito, la preparazione, la competenza professionale nella gestione di delicati servizi pubblici come quelli per esempio della sanità, della scuola e della stessa urbanistica? È in questione un’etica pubblica disattesa e sommersa per convenienze convergenti di amministratori ed amministrati da comportamenti familistici, affiliativi, clientelari, quando non ricattatori, che non attestano legalità, giustizia e diritti. E quindi un’etica pubblica che anche da parte cattolica non è riuscita a modellare l’ethos collettivo delle stesse comunità locali. Anche se molti cattolici, forse troppo silenti, non concordano con questo modo di gestione del potere.
Non vogliamo essere un Savonarola napoletano, ma il malcostume pubblico perché non ci sommerga con il suo fango richiede che si pongano dighe non solamente giudiziarie ma nella coscienza morale collettiva con riferimenti inequivocabili. Siamo andati a compulsare il recente “Compendio della dottrina sociale della Chiesa” (2004), a cura del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che nel capitolo dedicato a “Il sistema della democrazia” richiama le virtù che favoriscono spirito di servizio nella pratica del potere <> (pag. 224).
A ciascuno il suo! Ma recuperiamo le virtù civili nella rappresentanza politica e nella coscienza collettiva.


Napoli, 19 gennaio 2008
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